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martedì 12 marzo 2013

DONNA & LAVORO



Quando si parla di LAVORO femminile, sarebbe più corretto parlare di “LAVORI” perché il singolare è improprio. Le attività quotidiane in cui le donne si spendono da sempre, sono plurali: lavoro pagato e non pagato, lavoro familiare e di cura, lavoro per l'autoconsumo nelle attività agricole, lavoro produttivo in fabbrica o in ufficio, lavoro a domicilio, lavoro precario...
“Pensare ed agire al plurale” porta una serie di vantaggi immediati: grande reattività, maggiore adattabilità, flessibilità strategica e soprattutto la possibilità di assumere funzioni polivalenti evita la prigione di un unico ruolo, che ahimè, spesso è il destino di molti uomini.
C'è anche un altro prezioso vantaggio che si realizza quando si pensa e si agisce al plurale come fanno molte donne, ed è quello di allenare l'occhio e l'anima a discriminare tra similitudini e differenze. Nella ripetizione dei gesti richiesti dal lavoro quotidiano risulta più facile allora scorgere gli indizi di originalità, le variazioni che rallegrano, i dettagli da cui nasce la bellezza.
La tradizione millenaria del ricamo o della decorazione su porcellana, solo per citare due esempi, sono testimonianza evidente di come dallo stato di bisogno le donne sappiano trarre armonia e splendore, di quanto l'abilità manuale femminile sappia tradurre la difficoltà materiale in levità.
I lavori delle donne hanno sempre una scia di colore bianco.

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