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giovedì 28 aprile 2011

Felicità


Le Hawaii sono turchesi, la Scandinavia è verde.
Stereotipi.
Eppure anch'io mi trovavo in quelle tinte fino a quando qualche giorno fa ho letto un articolo di Time Magazine (http://healthland.time.com/category/mental-health/happiness/?iid=WBRecent ) che solleva un paio di paradossi.
In Scandinavia c'è il maggior numero di suicidi al mondo ed alle Hawaii si muore prima che in tutti gli altri luoghi del pianeta.
Sintetizzando, se vivi in un Paradiso verde-azzurro, vivi male e vivi poco.
L'articolo scandaglia cause psico-sociologiche, oltre che biomediche, e lascia la questione sostanzialmente in sospeso.
In soldoni: se sei infelice in un luogo in cui non c'è margine di miglioramento perché regna l'uniformità di una condizione favorevole, positiva ma sempre uniformità, non puoi che deprimerti di più. E quindi abusi di sostanze, ti ammali, etc. etc. Non hai nulla da conquistare. Non c'è sale e zucchero nella tua giornata.
Ergo, il Paradiso non è verde-azzurro.
Il Paradiso è il traguardo rosso alla fine della corsa, è il panorama multicolor durante la corsa, è il pettorale bianco-nero all'inizio della corsa. In quest'ordine.

martedì 26 aprile 2011

uova


Anche quest'anno abbiamo dipinto le uova.
Rosse, verdi, viola.
Sode.
Belle compatte, maneggevoli, una gioia da tenere nel nido della mano.
Le abbiamo confezionate con il cellophane trasparente, perché nemmeno una sfumatura del guscio varipinto potesse andare perduta.
E le abbiamo portate in ospedale.
Macchie rosse, verdi, viola, a decorare la formica bianca del comodino di chi la Pasqua l'ha passata così, nel clima asettico e silente di un reparto semi-vuoto.
L'ha voluto il caso, non noi, che queste feste ci portassero fuori casa in modo tanto imprevedibile.
Niente fuori porta. Niente pic-nic in cui rompere il guscio viola per scoprire il bianco candido e l'arancione.
Eppure non me lo levo dalla testa che le nostre uova non avrebbero potuto essere più belle di così, nella cornice di una stanza d'ospedale.

martedì 12 aprile 2011

Bellezza

Questa è Burano.
Ma mi sa che Portofino non è molto diversa, se parliamo d'intonaco ovviamente...
Ho letto da qualche parte che le case dei pescatori spesso sono di un colore acceso perché in tempi in cui gli sprechi erano un lusso fuorilegge, si impiegavano le stesse tinte utilizzate per le barche anche per dipingere le pareti delle abitazioni.
Un'altra teoria invece sostiene che sia solo uno stratagemma per rendere più visibili gli edifici della costa a chi sta rientrando dal mare.
Visibilità o anti-spreco che sia, sfido chiunque a non preferire una casa rosa o verde in riva all'acqua, rispetto ad un palazzone di cemento armato in una periferia degradata.
Gli spacciatori e le prostitute stanno a Mestre, non a Venezia.
Per comodità logistica, certo.
Ma forse anche perché la Bellezza mette soggezione.
Quindi perché non impiegare la Bellezza, anche cromatica, come antidoto al degrado umano?

domenica 3 aprile 2011

Nero

(foto di Viktor Sykora, Seme di Strelitzia)

Il nero è il colore del lunedì, grazie alla finanza internazionale e all'umore universale postdomenicale.
Ma il nero è anche il colore dell'inchiostro.
Chissà se dalle penne a sfera di tutto il mondo esce più inchiostro blu o più inchiostro nero...?
Il nero è il colore dei punti interrogativi.
E delle pause.
E delle note.
Che paradosso... La musica è scritta  in nero, processione di insetti imprigionati nella ragnatela del pentagramma, quando in realtà è aria e luce.
Grazie a Viktor Sykora, autore pescato fortuitamente nello spazio del web, da oggi per me il nero è anche il colore di un seme. Il seme perfetto di un punto interrogativo sul fiore che sarà, di una pausa sul germoglio che vivrà, di una nota nel silenzio coloratissimo che produrrà.